Intervista a Edita Pucinskaite - Parte 1


Dopo l\'intervista a Stefano Scarselli, meccanico di Cipollini, Nibali e Cancellara, solo per citarne alcuni, noi di Tuscany Ride a Bike ci abbiamo preso gusto a farvi scoprire il mondo del ciclismo professionistico da dietro le quinte e oggi lo faremo con gli occhi e sopratutto con il cuore di una grandissima campionessa, Edita Pučinskaitė, l\'unica donna ad aver vinto Tour de France, Giro d\'Italia e Campionato del Mondo, e l\'unica ad aver indossato la maglia gialla di leader del Tour dalla prima all\'ultima tappa.

Buongiorno Edita, grazie di aver accettato di parlare con noi. Davanti a una carriera come la tua non si sa da dove iniziare, quindi partirei dall\'inizio: come hai cominciato questo sport? In pratica per vendetta. Avevo 13 anni e stavo in un piccolo paesino della Lettonia, a quel tempo parte dell\'Urss. Amavo l\'atletica leggera in cui ero una giovane promessa; sognavo di vincere la maratona e partecipai alle selezioni per entrare nell\'Istituto Nazionale dello Sport dove si preparavano i miglior atleti della mia nazione di tutte le discipline sportive. Io ero sicura di essere presa perché avevo già battuto le altre concorrenti, ma la responsabile delle selezioni mi disse che non avevo il carattere per eccellere in questo sport e che non mi avrebbe preso; ero molto delusa perché entrare nell\'Istituto era il mio sogno, allora invece di arrendermi provai con il ciclismo, anche se inizialmente ero dubbiosa. Non avevo mai fatto ciclismo agonistico ma provai la selezione e anche se non vinsi, l\'allenatore del ciclismo mi comunicò che mi voleva in squadra perché avevo talento.

E così hai finalmente deciso di fare ciclismo?

Beh, non fu quello il giorno in cui decisi perché dopo i primi successi in bicicletta fui ricontattata dall\'allenatrice di atletica, che aveva cambiato idea, e mi voleva in squadra: il giorno dopo avrei dovuto dirle se avessi accettato e avevo solamente una notte per decidere; fu una nottata difficilissima perché amavo l\'atletica ma il ciclismo  iniziava ad appassionarmi e inoltre il mio allenatore aveva subito creduto in me. Mia madre aveva paura che mi facessi male cadendo dalla bici ma non mi ha mai fatto pressioni, qualsiasi cosa avessi deciso, lei mi ha sempre supportato nella mia scelta.

Non deve essere stato facile decidere il proprio futuro a 13 anni ma, vedendo come è andata la tua carriera ciclistica, potremmo dire che hai davvero preso la decisione giusta!

In verità no -sorride- avevo preso quella sbagliata: quella mattina, mi alzai e avevo deciso di fare atletica! Solo che quando mi trovai davanti all\'allenatrice, lei non mi fece neppure parlare e disse che avevo fatto bene a tornare da lei perché il ciclismo è uno sport duro e io non avevo carattere per farlo. Allora scattò qualcosa in me e le comunicai che avrei fatto ciclismo, andandomene. A volte la vita è strana e basta qualche parola per cambiarla!

Questo é stato l\'inizio della storia di una leggende del ciclismo femminile che, come abbiamo ascoltato, ha cominciato per vendetta. Una bella storia che continueremo a raccontarvi nei prossimi articoli. Continuate a seguirci...


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